La Città 30 è fattibile in Italia e in città che non hanno la metropolitana?

Bologna si distingue come la prima città capoluogo di regione in Italia ad adottare la politica della Città 30. Tuttavia, è importante riconoscere che, per esempio, anche Olbia aveva scelto questo cambiamento, già nel 2021. Sindaci che guidano amministrazioni di colore politico diverso, ma hanno portato avanti la stessa decisione, per assicurare più sicurezza, più spazio pubblico e più qualità della vita alle proprie comunità.

Questa iniziativa non è peraltro unica nel panorama europeo e mondiale.

Molte città della più disparata scala – città piccole, medie o anche grandi, basti pensare a Parigi e Bruxelles – hanno già implementato politiche simili, provando nella pratica che la più o meno ampia dimensione dell’area urbana e della relativa rete stradale non ostacola la possibilità di applicazione di questa misura.

Queste città si trovano, tra l’altro, in diverse regioni geografiche (dalla Finlandia, nel classico nord Europa, alla Spagna, paese mediterraneo come l’Italia), rendendo evidente nei fatti che non esistono di per sé barriere culturali insormontabili che rendano il modello della Città 30 inapplicabile in certi Stati o inadatto a determinate popolazioni.

Il successo di questa politica, infine, non è limitato alle città con infrastrutture di trasporto pubblico rapido di massa sotterraneo. Alcune città si affidano principalmente ai bus, altre includono sistemi di tram e alcune hanno anche reti di metropolitana. Ciò dimostra che l’adozione della Città 30 – una misura che non ‘vieta’ l’utilizzo di un mezzo piuttosto che di un altro ma chiede semplicemente di andare ad una velocità sicura – è fattibile e adattabile a diversi contesti urbani.

 

 

 

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